La Via Popilia – Il Libro

Via Popilia

La via Annia Popilia in Calabria

Rilievo e ricostruzione

Autore: Vincenzo Spanò
Editore: Laruffa
Formato: Libro in brossura, illustrato
Data di pubblicazione: 2009

Uno degli argomenti più dibattuti e controversi da parte di molti storici ed archeologi contemporanei, ancorché oggetto di svariati convegni e molteplici pubblicazioni, è senza dubbio il tracciato calabrese della strada consolare romana, comunemente chiamata via Annia Popilia, che è rimasto sino ad oggi uno dei meno noti se non addirittura, come nella provincia di Reggio Calabria, quasi totalmente sconosciuto. La letteratura corrente, pur consentendo attraverso il dettagliato e meticoloso esame delle fonti e degli Itinerari a noi pervenuti, l’individuazione di certi punti privilegiati, di importanti siti archeologici e di significativi tratti del percorso romano, ha fornito solo una sommaria ed a volte imprecisa indicazione del suo reale tracciato, che a causa della vastità dei territori attraversati e della intricata e complicata rete stradale oggi esistente è stato descritto solo a grandi linee; la mancanza del percorso, non rendendo possibile il calcolo delle distanze reali e quindi il confronto di queste con quelle riportate dagli Itinerari antichi, ha fatalmente lasciato dubbi e perplessità sulla esatta collocazione di quelle statíones della via Annia che, in assenza di riscontri toponomastici ed archeologici, sono rimaste incerte e ubicate in punti e località differenti come Ad Columnam, Ad Fretum Ad Statuam, Ad Mallias, Arciade, Ad Fluvium Sabutum, Interamnio, Nerulo.

La consapevolezza, dunque, del limite imposto dalla Lettura” statica della documentazione storica e di quella cartografica moderna a nostra disposizione, ha reso pressante l’esigenza di dover affrontare il problema anche da un punto di vista dinamico mediante il contatto diretto con i territori interessati.

La ricerca capillare del percorso calabrese della via Annia, affiancata all’esperienza pluriennale esplorativa e professionale, è stata sempre imposta e sovrintesa dagli antichi e validi principi di logica viaria che, assieme alla perfetta interiorizzazione del territorio nella coscienza spontanea dell’uomo camminatore, hanno suggerito sempre e comunque la scelta del percorso più idoneo per collegare direttamente e nel più breve tempo possibile punti e località anche molto distanti tra loro privilegiando i tracciati più semplici e naturali che seguono le creste dei rilievi e le ampie vallate dei fiumi.

Il tracciato è stato ricostruito e percorso nella sua interezza tra l’inverno 2003 e l’estate 2007; sia in auto fuoristrada, dove le condizioni di carrabilità lo hanno consentito, che a piedi lungo i molteplici segmenti abbandonati o scaduti a livello di semplice sentiero, di strada privata, pista campestre o antica via mulattiera.

La veridicità e l’autenticità del percorso è stata sempre confermata soprattutto dalla perfetta coincidenza delle distanze reali con quelle riportate dal Lapis Pollae e dagli Itinerari Antoniní, nonché confortata dal non casuale incontro di noti siti archeologici, dalle adducenti informazioni fornite dagli abitanti dei luoghi e dal non trascurabile riscontro dei toponimi di contrade ed insediamenti attraversati.

Il metodo empirico della diretta rilevazione sul suolo è stato preceduto e successivamente sempre affiancato dalla dettagliata consultazione delle vecchie e nuove mappe geografiche 1:25.000 dell’Istituto Geografico Militare di Firenze (I.G.M.), dalla disamina della Cartografia della Calabria 1: 10.000 edita dalla Cassa del Mezzogiorno (dalle quali sono stati desunti tutti gli elaborati grafici della presente pubblicazione) e dalla lettura delle carte geografiche antiche. Tra queste ultime, un rilevante contributo è stato dato, senza dubbio, dall’Atlante Geografico del Regno di Napoli redatto, alla fine del XVIII secolo, dall’Ingegnere Antonio Rizzi Zannoni che è la prima opera di rappresentazione cartografica dell’intero territorio del Regno di Napoli con il metodo scientificamente valido delle misurazioni topografiche.

La complessità e l’ampiezza dell’argomento ha obbligato ad una dettagliata e serrata descrizione della via consolare, che si ritiene rafforzi la sostanzialità dell’oggetto della ricerca, che per maggiore chiarezza e comodità, viene descritta frazionata in nove tratti con direzione sud‑nord ai quali sono stati aggiunti i due tratti alternativi descritti dagli Itínerari Antoníni.

IJintero percorso è stato riportato su 28 tavole a colori elaborate dalle vecchie e nuove carte geografiche 1:25.000 dell’Istituto Geografico Militare di Firenze:

F° 254 III Reggio Calabria, F° 579 III Vibo Valentia, F° 551I Bisignano,
Fo 254 III Motta S. Giovanni, F° 579 IV Pizzo, F° 543 Il Spezzano Albanese,
F° 254 IV Villa S: Giovanni, F° 579 I Filadelfia, F° 543 I Cassano all’ionio,
F° 589 III Bagnara Calabra, F° 574 II Curinga, F° 534 Il Castrovillari,
F° 589 Il Oppido Mamertina, F° 574I Lamezia Terme, F° 543 IV Lungro,
F° 589 I Palmi, F° 568 Il Confienti, F° 543 III Morano Calabro,
F° 582 Il Gioia Tauro, F° 568 I Rogliano, F° 533 Il Mormanno,
F° 582 I Nicotera, F° 559 Il Cosenza, F° 534 IV Rotonda,
F° 583 IV S. Calogero, F° 559 I Rende, F° 533 I Laino Borgo,
F° 578 Il Tropea, F° 55I Il Luzzi, F° 52I Il Stazione di Laino

nonché su diversi disegni riguardanti i centri abitati attraversati (planimetrie) e su stralci 1:20.000 desunti dalla Cartografia della Calabria 1: 10.000 edita dalla Cassa per il Mezzogiorno d’Italia nei quali è stata evidenziata l’ubicazione delle stationes degli itinerari antichi. Per l’intero tracciato è stato inoltre elaborato lo schema delle distanze realmente verificate sul terreno e le altimetrie da Reggio ai confini della regione.

Voglio sperare che il presente lavoro, che non vuole avere la pretesa di un’opera esaustiva, possa servire da stimolo per tutti gli appassionati della storia territoriale e per coloro che sono interessati allo studio di questo importante asse stradale dell’antichità che per l’indiscutibile fascino, anche dei paesaggi e dei centri attraversati, merita di essere ripercorso e che, al pari dei noti siti archeologici e dei monumenti facenti parte del patrimonio culturale e spirituale della regione, dovrebbe essere salvaguardato e protetto.

Sincera riconoscenza va al Prof. Domenico Raso ed al Prof. Orlando Sculli per il costante incoraggiamento infuso, nonché al Prof. Orazio Polimeni ed al Dott. Enzo Tuccio per la paziente compagnia prestata durante le esplorazioni. Un sentito ringraziamento va al GEA ‑ Gruppo Escursionisti d’Aspromonte, del quale faccio parte, ed in particolare al suo Presidente, Dott. Alessandro Casile, per aver talvolta aderito ad escursioni finalizzate alla ricerca dell’oggetto della presente pubblicazione.